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Leone XIV, tutte le «quote rosa» del nuovo Papa

Leone XIV, tutte le «quote rosa» del nuovo Papa

Leone XIV fin dall’inizio del suo pontificato ha messo al centro le religiose. Con l’ascesa di suor Tiziana Merletti e Raffaella Petrini, in pratica, c’è una parte della Curia interamente al femminile. Ma resta sempre aperto il nodo del loro ruolo nella Chiesa.

Dalle «fake»  non si salva neppure Sant’Agostino, descritto sui social come il più misogino dei padri della Chiesa. Tutto il contrario; leggendo la sua opera teologica – il De Trinitate – ci si accorge che l’ipponate raccomandò: «Voi siete tutti figli di Dio per mezzo della fede in Cristo Gesù. Non c’è più né Giudeo, né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina, perché siete tutti uno solo in Gesù Cristo». Leone XIV – il primo pontefice agostiniano – ha esordito nei suoi atti con la nomina di una donna. La condizione femminile agita ormai da anni la Chiesa e le sue gerarchie e dai conventi sale una muta protesta. Papa Prevost ha così elevato, una settimana dopo essere salito al soglio di Pietro, suor Tiziana Merletti – già Superiora generale delle Suore francescane dei Poveri – al rango di Segretario del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica. 

Tanto è bastato per dire che lui si muove in continuità con Francesco, visto che Prefetto di quel dicastero è già suor Simona Brambilla delle Suore Missionarie della Consolata. In pratica c’è un pezzo di Curia interamente al femminile. Questo è stato sufficiente ai tradizionalisti per dire che il nuovo pontefice tradisce la «sacra potestas» che dovrebbe essere riservata solo agli ordinati e dunque ai maschi visto che il sacerdozio femminile non c’è. Durissima è la posizione di un teologo ultratradizionalista come lo svizzero Martin Grichting, che si è dimesso sbattendo la porta da vicario generale del vescovado di Coira perché il vescovo Joseph Bonnemain aveva aperto alle donne. Sostiene Grichting che il nuovo Papa deve correggersi altrimenti si pone – con la sua nomina di suor Merletti e con la conferma di suor Brambilla – al di fuori del Concilio Vaticano II. Lo scontro è «politico» perché si tratta di stabilire se come disse Francesco uno dei peccati che sono stati commessi dalle gerarchie «è di maschilizzare la Chiesa». Il defunto pontefice ha dato un segno concreto di questo suo pensiero affidando il Governatorato – sarebbe il palazzo Chigi dello Stato vaticano – a una suora, Raffaella Petrini, che dal primo marzo è passata da Segretario a Presidente del Governatorato. 

Francesco ha spinto all’estremo questo ragionamento sulla femminilità al punto di portare in processione la Pachamama – la dea panamericana della fertilità – nella basilica di San Pietro. Leone XIV per la sua lunga missione in Perù ben conosce quella visione istintuale della femminilità, ma pare più incline a interpretare l’eterno femminino: la donna come Goethe la colloca nel Faust in una dimensione di vitalismo superiore. E non è un caso che Prevost eletto nel giorno della Madonna di Pompei l’abbia invocata dicendo: «Maria deve camminare con noi, deve guidarci con il suo amore». Parte da qui la costruzione della Chiesa al femminile di Leone XIV che di certo non è alieno dalle riflessioni di una teologa come Janine Hourcade che ha dedicato la sua vita a definire la chiesa al femminile – il suo saggio più famoso è appunto L’eterno femminino, donne mistiche – al punto d’immaginare un Vangelo al femminile dove la Maddalena racconta il «suo» Cristo, dove la samaritana narra di sé, dove alle nozze di Cana Gesù non dice a Maria «Che ho da fare con te donna?», ma è la Madonna medesima che motiva il Nazareno. 

E c’è un ampio spazio teologico che Prevost intende far occupare dalle donne. Ha confermato al vertice dalla Pontificia accademia delle scienze sociali suor Helen Alford, in un ruolo che già era stato di Margaret Archer e sta incrementando, fin dai suoi primi giorni di regno, la presenza di donne ai vertici dei diversi istituti dove tra il 2013 e il 2023, la loro percentuale è passata dal 19,2 al 23,4 per cento.  Peraltro quando era solo il cardinale Robert Francis Prevost aveva al suo fianco come segretaria del Sinodo dei vescovi suor Nathalie Becquart, saveriana francese. Perciò la nomina di suor Merletti non va letta come pedissequa continuità con Bergoglio. È intenzione di Leone XIV ascoltare il disagio delle suore. Non è un caso che proprio dal Dicastero per gli Istituti di vita consacrata siano partiti in era bergogliana continui inviti a lasciare i monasteri. Servono soldi al Vaticano e una delle strade è vendere i conventi. Con la costituzione Praedicate Evangelium, Bergoglio potenziò la capacità d’intervento del Dicastero. Gli ordini religiosi hanno – per limitarci alla sola Italia – un patrimonio immenso: 46 mila edifici per 38,6 milioni di metri quadrati che valgono 42,5 miliardi di euro. Circa il 40 per cento sono vuoti e molti da restaurare. Da qui la pressione soprattutto sulle monache perché lascino le loro «case». 

Del resto le vocazioni monacali sono in drammatica contrazione. Sono ormai meno di 600 mila nel mondo e in Italia ce ne sono circa 66 mila, ma con un’età media molto alta. Queste religiose anziane vengono accudite dalle consorelle, ma ciò determina una progressiva contrazione delle loro attività. Si stima che in dieci anni gli istituiti scolastici – in particolare asili e materne – gestiti da religiose siano passati da 10 mila a poco meno di 7 mila. La nomina di suor Merletti che affianca la Prefetta va in direzione di rivitalizzare l’attenzione verso le religiose che pretendono di uscire da questo cono d’ombra. Lo ha ben definito Simona Segoloni Ruta, docente di Teologia sistematica e membro del Coordinamento teologhe italiane che parla di «talenti sepolti». Secondo Segoloni Ruta nella Chiesa le donne sono un capitale umano non investito per timore delle gerarchie che le controllano attraverso la mancata ordinazione. 

Il tema delle donne sacerdote è uno dei maggiori elementi di scontro tra la Chiesa di Roma e il Sinodo tedesco che ha posto la questione, insieme al matrimonio dei preti e all’unione delle coppie omosessuali. Georg Bätzing, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha messo Leone XIV di fronte alle determinazioni sinodali e lo incalza proprio sul sacerdozio femminile, sulle coppie omosessuali e sul celibato volontario dei ministri di culto. Una risposta indiretta partendo dalla famiglia il Papa l’ha data quando ha ribadito «la famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna è società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società».  Come dire: c’è un limite oltre il quale non intendo andare. Anche negli atti che ha compiuto c’è un’ulteriore risposta; al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II monsignor Vincenzo Paglia, da sempre vicino alle posizioni di Francesco  e più volte accusato dai tradizionalisti di avere una posizione quasi «eretica» sull’aborto e  sulle coppie omosessuali e promotore del dialogo sulla sinodalità, è stato sostituito dal cardinale Baldassarre Reina, considerato un difensore della dottrina anche se non oltranzista. 

A questo si aggiunge che il cardinale Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti, leader, anche nel recente conclave, dei cardinali africani legatissimi alla tradizione e che di certo hanno favorito l’elezione di Prevost è stato nominato inviato speciale alle celebrazioni liturgiche del Santuario di Sainte-Anne-d’Auray per i quattrocento anni delle apparizioni di Sant’Anna, madre di Maria vergine. Due simboli in un unico atto: l’apertura verso i tradizionalisti e la conferma dell’afflato mariano del pontefice che lo porta più vicino a Karol Wojtyla che non a Francesco. 

Dunque è un Papa che guarda alle donne, che ha ben presente il disagio delle consacrate –  si è trasformato spesso in fatto di cronaca: dalla fuga dele monache di clausura dal convento di San Giacomo di Veglia a Vittorio Veneto alle suore Maddalene di Vigevano sfrattate dal convento, dalle suore asturiane ribelli che aprono un ristorante a quelle che si sono barricate nelle loro celle a Marradi, solo per citarne alcuni – ma che intende operare esercitando un «soft power» perché – come afferma la biblista Marinella Perroni – «la domanda sul ruolo delle donne nella Chiesa è fortemente impegnativa». Ma dai primi atti si comprende che Leone XIV è deciso a dare una risposta.

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