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Tutti pazzi per le proteine: la mania 2025 invade i supermercati, ma non è così sana come sembra

Tutti pazzi per le proteine: la mania 2025 invade i supermercati, ma non è così sana come sembra

Partita dagli Stati Uniti, è arrivata anche in Italia la moda dei cibi arricchiti. Una corsa da 50 miliardi di dollari spinta soprattutto dai più giovani, influenzati nelle loro scelte alimentari da tiktoker e serie televisive. Ma gli esperti frenano e consigliano di non abusare di questi prodotti addizionati che possono fare danni all’organismo.

Proteine nella pasta, negli snack, negli yogurt, nei pop-corn: la moda del 2025, esplosa in questo inizio d’estate, è la «proteinificazione» di tutti gli alimenti possibili. Gli scaffali dei nostri supermercati sono pieni di cibi arricchiti e di polveri da aggiungere a frullati e beveroni, come se all’improvviso le proteine che si possono assumere naturalmente – con alimenti che consumiamo da sempre come carne, pesce, uova, legumi – non bastassero o non ci piacessero più. E in perfetto stile «parità di genere», la dieta iper-proteica e la corsa al super-cibo non sono più solo appannaggio degli uomini (che da sempre ne sono attratti anche per gli immaginari effetti su mascolinità e testosterone), ma risultano molto amate pure dalle donne. 

Si calcola che il giro d’affari legato al mercato degli snack proteici sia di circa 50 miliardi di dollari a livello mondiale, con il 60 per cento dei consumatori globali che ha già aumentato o desidera incrementare il consumo di proteine: si tratta in particolare di Millennial e GenZ, i nati tra il 1981 e il 2010.

Le grandi aziende alimentari cavalcano l’onda arricchendo in proteine tutto ciò che è possibile addizionare: aiutate in questa missione da fenomeni pop come serie tv, tiktoker e influencer da milioni di seguaci. Khloé Kardashian ha appena lanciato una sua linea di pop-corn ultra proteici ai gusti di cheddar e caramello che – sostiene – dovrebbero aiutare i consumatori a rinforzare la propria dieta senza sensi di colpa.

Verrebbe da dire che per questo scopo basterebbe il classico piatto di lenticchie dei nonni, ma non si possono fermare le mode con le mani – sono come il vento, si può solo aspettare che passino – e del resto anche Hollywood si sta adeguando alla tendenza: nella serie The White Lotus, con milioni di spettatori in tutto il mondo, il personaggio interpretato da Patrick Schwarzenegger (proprio il figlio di Arnold, colui che negli anni Ottanta ha fatto conoscere al mondo il reale  significato di «muscoli», e in verità anche di anabolizzanti, ma questa è un’altra storia) non fa altro che prepararsi frullati iper-proteici con strane polveri e ingredienti bizzarri che dovrebbero aiutarlo nella conquista di una grande quantità di ragazze. 

Peccato però che, al netto di Hollywood, questa moda non sia utilissima e neppure innocua come sembra. «Secondo le più recenti linee guida internazionali, le proteine dovrebbero rappresentare circa il 12 per cento dell’apporto energetico quotidiano» afferma Jessica Falcone, coordinatrice nutrizionista dell’Unità operativa Disturbi alimentari dell’Ospedale San Raffaele Turro di Milano. «In termini pratici, si parla di circa 0,8 grammi per chilo di peso corporeo, addirittura inferiori rispetto alle raccomandazioni di qualche anno fa, che indicavano un grammo per chilo. Queste quantità possono essere raggiunte con una dieta equilibrata: anche chi pratica sport a livello amatoriale non ha bisogno di aumentare l’apporto proteico con alimenti addizionati». 

Oltretutto, non dobbiamo dimenticarci che gelati, snack e biscotti proteici (che spesso arrivano a contenere 25 o 30 grammi di proteine per porzione) sono comunque alimenti calorici e ultra-processati, sottoposti a lunghe lavorazioni industriali e proprio per questo lontani dall’essere salutari e dietetici: per cercare di essere virtuosi e di aggiungere alla nostra dieta proteine che non ci servono, rischiamo di fare altri danni. Non solo di ingrassare, ma di appesantire fegato, reni e metabolismo.
«In effetti i pericoli sono proprio questi» conferma Alberto Benetti, direttore di Medicina interna-Alta complessità dell’Ospedale Niguarda di Milano. «Sul piano metabolico, diete iper-proteiche ed eccesso di alimenti addizionati possono comportare conseguenze anche gravi. Le proteine infatti contengono purine, cioè sostanze metabolizzate in acido urico: un loro eccesso talvolta conduce – in soggetti predisposti – alla gotta, patologia cronica molto dolorosa. Inoltre, un elevato carico proteico può risultare dannoso per i reni, specialmente in persone con una già ridotta funzionalità di questi organi: in tal caso, la dieta dovrebbe essere piuttosto ipoproteica, per rallentare un danno renale progressivo». 

Si potrebbe pensare però che in un mondo in cui sempre più persone diventano vegetariane e vegane, la «proteinificazione» degli alimenti possa essere l’ancora di salvataggio per chi non mangia carne, uova o latticini: non è così. «Chi segue questi regimi alimentari» continua Falcone «deve solo prestare attenzione alla qualità biologica delle proteine vegetali, che talvolta risultano carenti di alcuni amminoacidi essenziali. Un semplice accorgimento consiste nell’abbinare cereali e legumi: i primi compensano le carenze dei secondi e viceversa, garantendo così un profilo aminoacidico completo». 

C’è poi il problema del costo: snack e alimenti potenziati costano di più, a fronte di nessun beneficio scientificamente dimostrato e qualche rischio possibile. Vale la pena di metterli comunque nel carrello? Se guardiamo alle serie tv, più che mai specchio della nostra realtà contemporanea, no: perché poi, a conquistare più ragazze (e simpatia dai telespettatori) in White Lotus non è l’iper-proteico fissato con i frullati, ma il suo fratellino «normale»: quello timido, con il libro in mano, pochi muscoli e il fisico dinoccolato alla Jannik Sinner. Il vento della proteine-mania, forse, sta già cambiando.

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