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Violenza al Campus Einaudi di Torino, preso d’assalto un evento contro l’antisemitismo

Un evento contro l’antisemitismo al Campus Einaudi di Torino è stato interrotto da un’irruzione violenta di attivisti pro-Palestina. Aggressioni fisiche e intimidazioni hanno impedito il dibattito, mettendo in discussione la libertà accademica e la sicurezza degli studenti

Un grave episodio di violenza si è verificato presso il Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino, mettendo a rischio non solo la sicurezza fisica dei partecipanti, ma anche i principi stessi di libertà accademica e di espressione. L’evento “Per le Università Come Luogo di Democrazia e di Contrasto all’Antisemitismo”, promosso da alcune associazioni studentesche, è stato interrotto da un gruppo di attivisti pro-Palestina che ha fatto irruzione nell’aula designata per la conferenza.

Il gruppo – descritto come organizzato e intenzionato a impedire lo svolgimento dell’iniziativa – ha urlato slogan, tra cui “Intifada”, e ha aggredito fisicamente alcuni promotori, arrivando a minacciare, insultare e persino sputare sui presenti. Un telefono cellulare sarebbe stato sottratto a uno degli organizzatori, presumibilmente per impedire la documentazione delle violenze.

Gli organizzatori dell’incontro, tra cui l’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI), Studenti per le Libertà, Studenti Liberali e Studenti per Israele, denunciano un attacco deliberato alla libertà di espressione. “Ogni tentativo di dialogo è stato annientato con violenza”, si legge nella loro nota, “trasformando l’università da luogo di confronto a teatro di intimidazione e repressione”.

Il comunicato sottolinea come l’università debba rimanere uno spazio sicuro e libero per tutti, indipendentemente dalle opinioni politiche o religiose. “Il silenzio, di fronte a questi episodi, non è neutralità: è complicità”, affermano i promotori, lanciando un appello all’intera comunità accademica e alle istituzioni affinché non restino indifferenti.

In attesa di eventuali prese di posizione ufficiali da parte dell’Università di Torino e delle autorità competenti, l’episodio solleva interrogativi inquietanti sul clima all’interno delle università italiane e sulla capacità delle istituzioni accademiche di garantire la libertà di parola per tutti.

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